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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

Turista non per caso

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La faccenda degli orari dei pasti non gli era del tutto chiara. Nel file che aveva studiato prima di partire si accennava a tre pasti al giorno suddivisi in colazione, pranzo e cena . Si precisava che tali pasti erano solitamente consumati in abitazioni private o in luoghi pubblici variamente denominati. La realtà sembrava contraddire tali informazioni. Lancet aveva visto umani mangiare praticamente ovunque e a qualsiasi ora. I terrestri parevano letteralmente ossessionati dal cibo.  L’umano che aveva fermato per chiedere indicazioni sul ristorante gli aveva risposto masticando qualcosa che si era riversato in briciole sul suo petto mentre parlava.  Lancet aveva dato fondo a tutto il suo autocontrollo per reprimere il suo disgusto e non colpirlo con una scarica fotonica. Si sentiva piuttosto orgoglioso di come aveva invece ringraziato gentilmente per l’informazione. Anche questo sarebbe stato un gustoso aneddoto da raccontare al club Avventurosi nell’Universo , ma naturalmente l’event

Un racconto che non fa una grinza

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Ramiro non amava le pieghe. Le pieghe dei vestiti, delle coperte, delle lenzuola, dei tovaglioli e delle tovaglie. Non amava nemmeno la carta piegata o stropicciata, perciò aeroplanini ed origami lo infastidivano oltre misura. Detestava indagare le pieghe di una situazione, di un discorso, di un ragionamento per quanto acuto, come pure esplorare i meandri di un luogo fisico o metaforico.  Amava piuttosto le superfici lisce, soprattutto vetrose, le autostrade dall’asfalto ben compattato, le pareti lucidate a specchio di certi edifici avvenieristici, i ragionamenti lineari. La natura lo inquietava con il suo continuo incresparsi per generare vita, riusciva ad osservarla solo dal suo schermo piatto e con un malcelato senso di sconcerto. Gli piacevano le donne giovani, dalle carni sode, che sostituiva quando ne scopriva un’incrinatura sul volto. Intorno ai quarant'anni si era alla fine convinto a sposarne una, più in ossequio ad una normalità lineare che per passione. Lei, Amalia, do

Parole che fanno bene

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Trinità: Dio è legame, comunione abbraccio.  Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 7 Giugno 2020. Festa della Santissima Trinità  In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio». I nomi di Dio sul monte sono uno più bello dell'altro: il misericordioso e pietoso, il lento all'ira, il ricco di grazia e di fedeltà (Es 34,6). Mosè è salito con fatica, due tavole di pietra in mano, e Dio sconcerta lui e tutti i moralisti, scrivendo su quella rigida pietra parole di tenerezza e di bontà. Che giungono fino a Nicodemo, a quella sera di rinascite. Dio ha tanto amato il mondo da da

Parole che salvano la vita

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Capita che dopo una notte di pece, dove il pianto è rimasto senza risposta e l'enormità del dolore che provi ti soffoca, ma più ancora il silenzio, la mancanza di una carezza che arrivi dall'alto ti sgomenta al punto che quasi non ci puoi credere si possa stare così male . Allora continui a pregare, ma le parole si inaridiscono prima ancora di essere pronunciate e alla fine solo il sonno ti dona tregua. Capita che il giorno si levi sul tuo pianto e che tu  decida di mandare un sos ad un amico che non senti da un po'. Poche parole asciutte, niente faccine, fiorellini o animaletti. Lo mandi e ci credi poco, ma lo fai lo stesso. Capita che la giornata avanzi nonostante le lacrime premano agli angoli degli occhi e  il lavoro sia un peso insopportabile, da cui emergi solo a metà pomeriggio. Capita che arrivi a casa  e prima ancora di riuscire a toglierti i vestiti sudati, suoni il telefono e la voce di quell'amico ti avvolga con la sua dolcezza. Allora cominci a piangere sin

La speranza

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Mi è arrivata su whatsapp questa stupenda citazione, non sono riuscita a verificare  se l'attribuzione sia corretta, ma sembrerebbe proprio lo stile di P. Ronchi. Comunque eccola qua. La speranza viene a noi  con piccole e povere cose,  non con i bagliori e gli improvvisi prodigi. Viene con quella semplicità che hanno tutte le cose più essenziali:  l'aria, la luce, l'acqua, il respiro. Viene come un germoglio,  non come un albero alto. P. Ermes Ronchi da Pixabay